Il signore degli anelli - La Trilogia - Recensione

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  1. semola94
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    CITAZIONE
    Un lampione elettrico può essere ignorato, per la semplice ragione che è insignificante e transitorio. Le fiabe, invece, si occupano di argomenti più permanenti e fondamentali, come il fulmine.
    J.R. R. Tolkien, Saggio sulle fiabe, in Albero e Foglia, Bompiani

    Concedeteci per una volta una piccola digressione autobiografica. Chi scrive ha avuto la fortuna di conoscere le opere di Tolkien da giovanissimo quando, per il giorno di Santa Lucia (che nella Lombardia orientale, per tradizione, coincide con l'arrivo dei regali per i bambini), ricevette una copia de Il Signore degli Anelli, acquistata da una madre che, probabilmente, non si aspettava neppure di aver spinto il proprio bambino a muovere i primi passi verso un mondo più grande. Elfi, Hobbit, Nani, gesta eroiche, un mondo così affascinante e al tempo stesso così intimo, dove ai prati in fiore della Contea facevano seguito le terre devastate dei Campi del Pélannor, in cui, fra zoccoli di Cavallo e Olifanti, Eowìn affrontava il Re Stregone di Angmar, tutto nell'Opera di Tolkien sembra volerci accompagnare in un grande Altrove, non migliore o idealizzato, ma completamente diverso, lontano dalla mediocrità delle nostre vite. Dire che tredici anni fa quel bambino rimase folgorato è riduttivo. Dopo anni passati a leggere mediocre narrativa "per ragazzi", finalmente, la grandezza del più grande poeta epico del secolo scorso aveva aperto una breccia intellettuale nella sua mente, dandogli definitivamente la conferma che ragione e fantasia non sono due eserciti pronti a scontrarsi, ma, anzi, tanto più la creatività è libera di esprimersi, più ancora la ragione è solida. Oggi quel bambino ha 23 anni, a quanto pare si occupa di critica (forse bene, forse male, chissà..) e, proprio grazie all'imprinting Tolkieniano non ha vissuto gli anni del Liceo come una dura costrizione allo studio dei Classici e della Matematica ma, anzi, s'è divertito a notare come, in fondo, anche Dante Alighieri altro non era che un grandissimo narratore e, probabilmente, anche lui come Tolkien, creava personaggi per popolare i mondi che aveva nella mente.
    La Trilogia
    Ma cosa c'entra tutto questo con la Trilogia cinematografica di Peter Jackson? Domanda legittima e interessante. I tre film del grande regista neozelandese hanno avuto sul bambino, nel frattempo diventato un adolescente irrequieto e arrogante, lo stesso effetto che ebbe il libro qualche anno prima. La Compagnia dell'Anello, vista il giorno stesso dell'uscita nelle sale italiane, il 18 Gennaio 2002 (ci credereste che sono già passati otto anni?), ha fatto capire all'adolescente in crisi ormonale di cui sopra che, in un modo o nell'altro, il suo futuro avrebbe avuto a che fare con il Cinema, inteso non come semplice intrattenimento ma come una macchina straordinaria, unica fra i grandi media moderni, in cui la potenza evocativa delle storie può fondersi con la tecnologia e l'arte visiva. Dopo aver assistito impotenti al tracollo del grande cinema "d'avventura" degli anni '80 - '90 (quello del primo Spielberg per intenderci, o una certa saga ambientata in una Galassia lontana lontana), Jackson ha fatto il miracolo, recuperando le suggestioni dei padri nobili della Settima Arte, il piacere per il gigantismo e, perché no, una piccola dose di follia creativa, la stessa che aveva animato i kolossal biblici e gli esperimenti di Griffith, Welles o Kubrick. Il Signore degli Anelli ha ri - insegnato ad almeno un paio di generazioni a sognare, in un mondo dove tutto è marketing prima che contenuto, Jackson non è voluto scendere a compromessi. C'era chi gli diceva "tre film sono troppi, facciamone uno solo", "quattro Hobbit confondono la gente, meglio ridurli a due", altri consideravano girare tre film in una volta sola un suicidio produttivo, altri ancora pensavano che gli effetti speciali non sarebbero mai stati in grado di portare sullo schermo la visione Tolkieniana, oggi, a quasi dieci anni dall'uscita della prima parte della Trilogia, possiamo dire che tutte queste previsioni erano sbagliate. Jackson e il suo team hanno compiuto un'impresa che rimarrà negli annali del cinema, fondendo le tecnologie più moderne con quel gusto quasi artigianale per i modellini e i mock - up. Minas Tirith o il Fosso di Elm (ma anche Isengard o Hobbiville) ci appaiono tremendamente realistiche proprio per questo motivo. Limitando al minimo l'uso di computer grafica invasiva, Jackson ha dato a tutta la Trilogia un feeling lontanissimo dai classici blockbuster moderni, dove la techné vince sull'epos, Il Signore degli Anelli è un'esperienza che si vive, non si guarda. Frodo siamo tutti noi, Frodo vive come scrivevano i contestatori negli anni '70, e continuerà a farlo finché la fantasia vivrà nei grandi artisti, ma anche nelle persone comuni che ogni giorno devono combattere con il loro personalissimo Anello del Potere. Tolkien ci ha insegnato che il male non conquista con la violenza, seduce con il fascino della sopraffazione, mentre la tecnica sfrenata può trasformare il mondo in una foresta distrutta, violentata come la piana di Fangorn. Jackson non solo ha avuto il merito di tradurre in immagini l'immensa visione del Signore degli Anelli ma, in un certo senso, l'ha applicata al cinema moderno, mischiandolo all'ingenuità tipica di un cineasta "non allineato", esterno alle logiche di potere di Hollywood. Questo, al di là delle considerazioni critiche sul valore intrinseco dei tre film, è il grande lascito della trilogia, e il messaggio umano di un regista che ha saputo continuare a sognare anche quando la macchina dello show - business ha cercato di avvolgerlo con le sue spire.

    Detto questo, andiamo a incominciare.

    La Via prosegue senza fine
    Lungi dall'uscio dal quale parte.
    Ora la Via è fuggita avanti,
    Devo inseguirla ad ogni costo
    Rincorrendola con piedi alati
    Sin all'incrocio con una più larga
    Dove si uniscono piste e sentieri.
    E poi dove andrò? Nessuno lo sa.
    Bilbo Baggins, Il Canto della Strada, La Compagnia dell'Anello - Libro I

    FONTE
     
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  2. Piccola_Je
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    Avevo 10 anni quando uscì al cinema "La compagnia dell'anello",me ne innamorai subito;negli anni successivi aspettavo con impazienza l'uscita degli altri due capitoli.Penso che sia stata la prima saga cinematografica che ho seguito e aspettato capitolo dopo capitolo.
     
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  3. DarkWolf
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    condivido tutto ciò che hai scritto Piccola_Je...
    mi ricordo che quando sono arrivati i titoli di coda del terzo capitolo mentre ero al cinema... mi sono sentito triste xD

    speriamo che presto uscirà un capolavoro simile
     
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  4. Piccola_Je
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    Chissà se Lo Hobbit reggerà le aspettative...
     
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  5. DarkWolf
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    mah... il libro è molto bello... il film non so...
     
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  6. Piccola_Je
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    Ma io spero di sì dai,sono ottimista comunque XD
     
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  7. DarkWolf
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    Questo Topic è Vecchio ma mi rende ottimista sul film
    https://animemangalegend.forumcommunity.net/?t=46854306
     
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6 replies since 12/12/2011, 18:18   68 views
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