INTRODUZIONE alla Lingua Giapponese

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. DarkWolf
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Il Giappone ha più di 120 milioni di abitanti e, dal punto di vista linguistico, è una nazione quasi omogenea, con più del 99% della popolazione che usa la stessa lingua. Ciò significa che la lingua giapponese è la sesta lingua più parlata al mondo anche se non è parlata quasi in nessuna altra parte del mondo a parte il Giappone.
    Ci sono molte teorie a proposito dell'origine della lingua giapponese. Numerosi studiosi credono che, dal punto di vista sintattico, il giapponese sia vicino ad alcune lingue altaiche come il turco e il mongolo. L'analogia sintattica con il coreano è ampiamente riconosciuta. In epoca preistorica, la morfologia e il vocabolario del giapponese furono influenzati dalle lingue maleo-polinesiane. Il sistema di scrittura del giapponese deriva dal cinese, sebbene le lingue parlate dai giapponesi e dai cinesi siano completamente diverse. I caratteri cinesi furono introdotti tra il il V e VI secolo, e, successivamente, sono stati integrati da 2 forme di alfabeto fonetico, derivati dai caratteri cinesi, ossia l'hiragana e il katakana.
    Molti dialetti locali sono ancora in uso. Mentre il giapponese ufficiale, ossia il dialetto di Tokyo, si è gradualmente diffuso in tutto il paese grazie all'influenza dei mass media come la televisione, la radio e il cinema, in particolare i dialetti parlati a Kyoto e ad Osaka, continuano ad essere usati e mantengono il loro prestigio.

    Dati generali


    Tra le 100 lingue più parlate al mondo (contando solo i madrelingua), il Giapponese si trova al 9° posto. Secondo la stima ONU del 2007, calcolata per numero di parlanti madrelingua e seconda lingua, si trova il 12° posto (126 milioni) e 11° contando i soli madrelingua (122 milioni).
    In Internet, tra le lingue più usate, il Giapponese occupa il 4° posto (con 67,1 milioni di utenti, circa il 7,7% del totale), dopo l'inglese, il cinese e lo spagnolo, seguito da tedesco, francese, coreano e italiano.
    Stati principali in cui viene parlato: è lingua ufficiale nell'arcipelago giapponese e nell'isola di Angaur (Palau), dove condivide questo status con l'angaur e l'inglese. Esistono inoltre numerose comunità di lingua giapponese nelle aree di immigrazione, in Brasile, in Perù e negli Stati Uniti (soprattutto nelle Hawaii e in California). Gli immigrati giapponesi di queste comunità sono chiamati 二世 nisei ("seconda generazione") ed è raro che parlino giapponese correntemente.
    Madrelingua (Ethnologue 2009): 122 milioni
    Madrelingua (Encarta 2006): 125 milioni
    Come 2ª lingua (Ethnologue 2009): 123 milioni

    Fonologia

     
    Gli italiani e gli spagnoli possono constatare che le vocali brevi del giapponese, ossia - a, i, u, e, o - si pronunciano in modo molto simile alle vocali delle loro lingue. Le vocali lunghe del giapponese, ossia - aa, ii, uu, ei, oppure ee, oo - si pronunciano raddoppiando la lunghezza delle vocali brevi (sebbene ei si pronucia spesso come se si trattassse di due vocali separate). La distinzione tra le vocali brevi e quelle lunghe è fondamentale, poichè cambia il significato di una parola.
    I suoni consonantici sono k, s, sh, t, ch, ts, n, h, f, m, y, r, w, g, j, z, d, b e p. La fricativa sh (come, per esempio, nell'italiano "scimmia" e le affricate c h, ts e j (come, per esempio, nell'italiano "cena", "mazza" e "geranio") sono considerate consonanti singole. Il suono g è sempre il suono della g gutturale, come, per esempio, nell'italiano "gatto".
    Una differenza notevole con l'italiano sta nel fatto che il giapponese non ha accento tonico: ogni sillaba ha uguale accento. In giapponese, le sequenze di sillabe vengono scandite con la regolarità di un metronomo.
    A differenza dell'italiano, il giapponese ha un sistema di accenti con toni alti e bassi.

    Grammatica


    Per quanto riguarda la struttura di base, la frase tipica giapponese è strutturata nel modo seguente: soggetto-oggetto-verbo (SOV). Per esempio, Taro ga ringo wo tabeta, letteralmente, significa "Taro una mela mangiò".
    Spesso, nel giapponese, si sottintendono il soggetto o l'oggetto - o perfino tutti e due - quando si capisce che si possono intuire dal contesto, ossia, quando colui che parla o scrive è sicuro che la persona a cui si sta rivolgendo ha già informazioni riguardo alla situazione in questione. In tal caso, la frase già menzionata potrebbe diventare: ringo wo tabeta ("mangiò una mela") o, semplicemente, tabeta ("mangiò").
    In giapponese, l'ordine delle parole non indica la funzione grammaticale dei sostantivi in una frase. I sostantivi non hanno il caso, come avviene in altre lingue. La funzione grammaticale viene invece indicata da particelle che seguono il nome. Le particelle più importanti sono ga, wa, wo, ni e no. La particella wa è particolarmente importante, poichè indica l'argomento o il tema di una frase. Per quanto riguarda il verbo, non vengono indicate né la persona né il numero. Nella lingua moderna, tutti i verbi riportati nel dizionario, terminano con la vocale u. In italiano si direbbe, dunque, che il verbo taberu significa "mangiare", in realtà esso è il tempo presente indicativo e, quindi, significa "mangio, mangi, ecc.". Altre forme coniugate sono tabenai ("non mangia", "non mangiare"), tabeyo("mangiamo!"), tabetai ("voglio, vuoi ecc. mangiare"), tabeta ("mangiai" etc, "ho mangiato", etc), tabereba ("se mangio" etc) e tabero ("mangia!").

    Il giapponese scritto


    Mentre il cinese usa gli ideogrammi per scrivere tutte le parole, il giapponese, invece, usa due forme separate di alfabeti fonetici, chiamate kana, che si usano insieme ai caratteri cinesi.
    A volte, la lingua scritta contiene lettere dell'alfabeto romano, in acronimi come, per esempio, IBM, e perfino intere parole straniere - quindi, per scrivere in giapponese moderno, occorrono quattro differenti tipi di scrittura.
    I caratteri cinesi - che in giapponese vengono chiamati kanji - sono in realtà ideogrammi, ognuno dei quali esprime una cosa o un'idea. Spesso, un kanji ha più di una lettura. In Giappone, essi si usano per scrivere sia le parole di origine cinese che quelle di origine giapponese.

    Ci sono due forme di scrittura sillabica kana. Una è chiamata hiragana, e veniva usata prevalentemente dalle donne in epoca antica. E' costituita da 48 caratteri ed è usata, soprattutto, per scrivere parole di origine giapponese, particelle, desinenze dei verbi, e, spesso, parole di origine cinese che non possono essere scritte con i caratteri ufficialmente approvati per l'uso generale. a un sistema di accenti con toni alti e bassi. L'altra scrittura kana, chiamata katakana, è anch'essa costituita da 48 caratteri. Si usa principalmente per scrivere parole straniere che derivano da lingue diverse dal cinese, per dare enfasi alle parole, per le onomatopee e per i nomi scientifici della flora e della fauna.
    Entrambi i tipi di kana sono più facili da scrivere rispetto alle forme derivate dal cinese. Sebbene i dizionari di giapponese più completi contengano fino a 50.000 caratteri, il numero che si usa è molto più esiguo. Nel 1946, il Ministero dell'Educazione ha stabilito il numero dei caratteri di uso generale e di uso ufficiale ossia 1850 caratteri inclusi 996 insegnati alla scuola elementare e alla scuola media. Nel 1981, la lista è stata ampliata ed i caratteri sono 1945.
    In alcune pubblicazioni, a parte i quotidiani, non ci si limita a questa lista e molti lettori conoscono il significato di molti più caratteri di quelli insegnati alla scuola pubblica.
    Il giapponese viene scritto o stampato in righe verticali che si leggono dall'alto in basso. Le righe cominciano dalla parte destra della pagina e, quindi, i libri si aprono, di solito, da quella che sarebbe l'ultima pagina di un libro di lingua occidentale. Fanno eccezione libri e periodici dedicati a speciali argomenti - tecnici o scientifici - che vengono stampati in righe orizzontali e letti da sinistra a destra.
    Attualmente, c'è una tendenza a stampare i libri in righe orizzontali. Queste pubblicazioni si aprono allo stesso modo delle pubblicazioni occidentali.

    Parole di origine staniera


    Il giapponese ha abbondanza di parole proprie ed un gran numero di parole la cui origine è il cinese. Molte parole di origine cinese fanno ormai parte del linguaggio di tutti i giorni e non si distingue più se esse provengono da fuori o no. L'influenza culturale della Cina, nel corso dei secoli, è stata tale da influenzare la lingua usata in ambito intellettuale o filosofico. Quando, alla fine del XIX secolo e all'inizio del XX, sono stati introdotti nuovi concetti provenienti dall'Occidente, essi sono stati spesso tradotti facendo delle nuove combinazioni con i caratteri cinesi. Queste parole costituiscono un gruppo consistente e fanno parte del vocabolario intellettuale usato nella lingua giapponese moderna.
    A queste parole di origine straniera si aggiungono molte altre parole provenienti dall'inglese e da altre lingue europee. Mentre la creazione di parole nuove continua, è diventato abituale usare le parole occidentali così come sono, per esempio, parole inglesi come "volunteer", "newscaster" e così via. Il giapponese ha anche inventato delle parole pseudo-inglesi come "nighter" che sta a significare "night games" (giochi notturni) e "salaryman" che sta a significare "salaried worker" ossia lavoratore salariato. Questa tendenza è aumentata notevolmente negli ultimi anni.

    Linguaggio onorifico


    Il giapponese ha sviluppato un intero sistema di linguaggio onorifico chiamato keigo, che viene usato da colui che parla per mostrare rispetto verso l'interlocutore. Ciò implica vari livelli di discorso e il keigo ha una vasta gamma di parole e espresioni tra cui scegliere, per produrre il grado di gentilezza che si desidera. Una semplice frase si può esprimere in più di venti modi, a seconda del livello di colui che parla in rapporto alla persona a cui si rivolge.
    La decisione di un appropriato livello, per quanto riguarda la cortesia, può essere difficile, poichè il livello è determinato da una complessa combinazione di fattori, quali il livello sociale, il rango, l'età, il genere e perfino i favori fatti o dovuti. C 'è un livello neutro medio che si usa quando due persone si incontrano per la prima volta e non conoscono il loro grado in seno ad un gruppo e il cui stato sociale sembra lo stesso (ossia, non ci sono differenze evidenti nel modo di vestire o nelle maniere). In generale, le donne, parlano una lingua più cortese degli uomini e la usano più frequentemente.
    La padronanza del keigo non è semplice e alcuni giapponesi sono più abili di altri. Varie parti del discorso possono essere termini onorifici: sostantivi, aggettivi, verbi e avverbi. Il keigo si usa quando ci si rivolge direttamente all'interlocutore parlando dei suoi (riferito sia all'uomo che alla donna) parenti, casa o possedimenti. Ci sono poi termini umili che colui che parla usa quando fa riferimento a se stesso o a cose collegate a sé. La distanza che si crea con l'uso di questi 2 livelli contrastanti esprime l'atteggiamento di rispetto verso la persona a cui ci si rivolge.

    Nomi


    Nella lingua giapponese si usano cognomi e nomi. Il cognome precede il nome. (I quotidiani di lingua inglese e le riviste in giapponese, comunque, di solito, fanno precedere il cognome dal nome, come è d'uso nelle culture occidentali). Quando ci si rivolge ad un'altra persona si usa san, dopo il cognome; san è l'equivalente di "Signore", "Signora" o "Signorina".
    Il suffisso chan si usa dopo i nomi del bambini e i nomi di amici intimi. Altri titoli, come sensei per l'insegnante e il dottore, si uniscono come suffissi ai cognomi (dopo il cognome).
    I nomi e i loro caratteri cinesi si scelgono per i loro significati di buon auspicio nella speranza che portino fortuna al bambino. Il governo ha autorizzato 2229 caratteri per i nomi.

    Spazi e segni ortografici


    Gli spazi nella lingua giapponese sono una introduzione piuttosto recente ad uso dei bambini e di coloro che devono apprendere la lingua iniziando dagli alfabeti sillabici. A volte la divisione fra parola e parole si basa su metodi meramente convenzionali (alcuni legano le particelle ai nomi che li precedono, altri no, stesso discorso per la desinenza -masu dei verbi nella forma di cortesia). In realtà l'alternanza di kanji e hiragana fa sì che ci sia un'alternanza delle parti del discorso pienamente distinguibile. Dopo ogni sostantivo (scritto in kanji) segue una particella in hiragana; anche verbi e aggettivi hanno una prima parte in kanji e una desinenza in hiragana. Conoscendo questa struttura diventa semplice delimitare una parola dall'altra.
    La punteggiatura in Giapponese è molto limitata.
    Il giapponese non ha punteggiatura o simboli che dividano i periodi in una proposizione.
    Ciò che è possibile trovare in giapponese è la virgola, chiamata “ten” che è come la nostra solo rivolta verso la direzione opposta e il punto, detto “maru“, rappresentato da un cerchietto. Al giorno d’oggi è possibile trovare, in cartelli, insegne o testate pubblicitarie il punto esclamativo tuttavia il giapponese manca addirittura del trattino o del punto interrogativo rappresentato invece dalla particella か “ka” che affianca il verbo a fine proposizione e rende la frase interrogativa.

    Altre particolarità della lingua giapponese


    Grande quantità di omofoni;
    Gran numero di voci onomatopeiche;
    Uso dei classificatori, unità di misura che cambiano a seconda dell’oggetto della conta;
    Numero enorme di forestierismi, la maggior parte derivati dal cinese, più recentemente dall'inglese americano;
    Grande ricchezza e varietà di parole con sfumature di significato diverse (dovuto appunto all'importazione massiccia di parole anche da altre lingue straniere);
    Sostantivi, verbi e aggettivi non distinguono tra genere, numero e persona;
    Confine sfumato tra verbi e aggettivi;
    Suddivisione delle voci verbali per basi;
    Coniugazione positiva e negativa di tutte le forme verbali e aggettivali;
    Divisione della lingua in livelli di cortesia, specialmente per i verbi, e di conseguenza gran numero di suffissi e di prefissi di genere onorifico;
    Indicatore del tema o argomento della frase;
    Soggetto quasi sempre sottinteso

    Fonti: [Embassy of Japan in Italy] [Wikipedia] [Sakura magazine]
     
    Top
    .
0 replies since 27/7/2011, 01:35   46 views
  Share  
.
Top