L'Arte Giapponese

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  1. Reiko_chan
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    Questo è un mio personale lavoro di rielaborazione su tre siti diversi ^^
    Molto è preso da Wiki xD


    La storia dell’arte giapponese si divide in numerosi periodi che segnano l’evoluzione artistica di questo popolo che, molto spesso, si evolve parallelamente alle innovazioni tecnologiche.
    L’età più antica della storia del Giappone si indica col nome "Jōmon" e significa "motivo a corda"; esso deriva dal motivo più frequente nei ritrovamenti del periodo: vasi e figurine fittili, il motivo veniva apparentemente realizzato stringendo l'argilla con corde di fibra vegetale o stuoie. Nel corso del periodo storico si aggiunsero altri motivi geometrici o altorilievi, ma il motivo a corda rimase una costante.
    A questo periodo appartengono figurine di argilla, chiamate dogū, particolarmente misteriose. Rappresentano umani o animali, raramente sono fatte per stare in piedi, e la maggior parte erano apparentemente legate a una corda o portate vicine al corpo. Alcuni dogū hanno caratteristiche femminili molto evidenziate, e sono state associate a rituali per fertilità e parto; altri sono privi di parti del corpo, e sono stati associati a rituali per la guarigione, o per maledizioni. In un caso il dogū aveva ai piedi una base ed è stato ritrovato circondato da muri, suggerendo l'utilizzo in rituali religiosi.
    Della storia artistica il principale periodo che viene ricordato è il periodo della cultura Yayoi (che prende il nome da un sito vicino Tōkyō dove avvennero i primi ritrovamenti) che si identifica col periodo che va dal 300 a.c al 300 d.c. In questo periodo la produzione artistica è più funzionale, con decorazioni molto ridotte, ma rivela l'uso di tecnologie ben più avanzate del precedente periodo, come l'uso del tornio a ruota; si ritiene in genere che questa cultura non fosse autoctona, ma importata da movimenti migratori dalla Cina. In particolare sarebbe stata importata dal continente la metallurgia, con la comparsa dei primi artefatti in bronzo e utensili in ferro; in particolare sono state ritrovate delle campane di bronzo, con probabili scopi rituali, delle quali non esistono paralleli nel continente.

    Periodo Yamato

    La cultura Yayoi era divise in famiglie o clan, e di questi prevalse il clan Yamato che unificò il Paese e diede il primo nome al paese. Si usa dividere questo periodo in due: dei Tumuli e Asuka

    Periodo Kofun o dei Tumuli (dal 300 al 552 circa)


    Questo primo periodo è detto dei Tumuli, perché segnata dalla costruzione di tombe a tumulo imponenti e riccamente arredate (la tomba dell’imperatore è la più grande). Insieme al defunto venivano sepolti oggetti in bronzo, armi e ornamenti personali, e vasi di argilla; all'esterno dei tumuli sono invece poste serie di tubi cavi di argilla forse modellati sulla forma dei vasi votivi, sulle quali nel tempo si aggiunsero come decorazioni piccole figure, che rappresentavano case, uccelli, cavalli, sacerdotesse, e poi dalla seconda metà del periodo anche aristocratici, guerrieri, indovini e gente comune.

    Periodo Asuka (dal 552 al 710 circa)

    L'arte del periodo Asuka (la cui denominazione deriva dal nome distretto della capitale) è fortemente influenzata dall'introduzione del buddhismo in Giappone; i contatti con Cina e Corea divennero molto forti, e il Paese, prendendo coscienza della sua posizione geografica rispetto ai suoi vicini, cambiò il suo nome da Yamato in Nippon (In giapponese: "dove sorge il sole"). L'adozione della nuova fede non fu una cosa indolore; la guerra civile tra coloro che sostenevano il buddhismo si concluse solo nel 587 con la conquista del potere da parte del clan Soga. Il buddhismo non soppiantò completamente lo shintoismo, che continuò ad essere seguito a livello popolare, ma fu adottato nelle classi aristocratiche e nella corte imperiale, influenzando così pesantemente l'espressione artistica.
    Il periodo Asuka coincise con un risveglio artistico e culturale, e grazie anche all'ufficializzazione del Buddhismo come religione nazionale, vennero incoraggiate l'architettura, la scultura, la pittura e le arti artigiane. A questo periodo risalgono molti templi, nel giro di vent'anni ne vennero costruiti almeno quarantasei, e monasteri e molte statue di buddha, fortemente influenzate dall'arte cinese e coreana, e inoltre vennero diffusi il tipo scultoreo dei Devaraja, i quattro re guardiani.; il tempio Hōryū-ji è oggi la più antica costruzione in legno dell'Estremo Oriente pervenutaci intatta, sebbene sembra che sia stato ricostruito almeno una volta, rappresenta anche il primo esempio di uno stile Asuka.
    Della capitale, nella regione di Asuka, rimangono solo le rovine marmoree di alcuni templi, con l'eccezione del bronzo di Ankoin che, secondo le cronache, era la più grande scultura dell'epoca. Opera dell'artista Tori, che venne ricompensato con un posto a corte, la statua è stata danneggiata più volte da incendi e calamità naturali, nonché da un maldestro restauro: lo stile originario dell'opera è oggi deducibile solo dalle braccia, dalla fronte e dalle orecchie, mentre tutto il resto si può considerare aggiunta successiva. Altre opere del periodo Asuka vennero trasportate nella residenza del principe: nella sala d'oro sono conservate ancora oggi altre statue di Tori, artista di origine coreana naturalizzato giapponese. Confrontando le importazioni con la produzione locale del periodo, si può notare la tensione degli artisti giapponesi a migliorare le proporzioni proposte dai modelli cinesi e coreani, caratteristici per le grandi mani e i profili rigidi: il risultato è un movimento scultoreo nuovo, attento alla morbidezza dei tratti e allo studio delle proporzioni corporee; inoltre il corpo della statua deve risultare simmetrico e piatto, l'unica visione è quella frontale, e il volto è sempre sereno e sprizzante di gioia spirituale.
    Anche per la pittura, il periodo Asuka fu fiorente, però purtroppo le poche opere arrivate sino a noi non sono sufficienti per valutare correnti e stili. I pittori giapponesi furono introdotti all'arte dai colleghi coreani e ben presto si staccarono dalle influenze pittoriche cinesi, così fortemente legate alla tradizione filosofica dei principi artistici, mentre i giapponesi si mostrarono maggiormente interessati ad una pittura unicamente decorativa, ed evidenziarono un grande amore per i colori. Lo stile delle poche opere pittoriche sopravvissute è tendente all'astratto, la tecnica appare piuttosto elaborata e la rappresentazione è bidimensionale. Si svilupparono, in questo periodo, anche le arti minori, dalla ceramica alla lavorazione del metallo, dai tessitori agli intagliatori in legno e in bambù

    Periodo Nara (dal 710 al 794)

    Il periodo Nara vide un organico impegno della classe di governo per far diventare il buddhismo religione di stato e per superare le tradizioni precedenti; l'esempio più evidente fu lo stabilimento di una capitale (prima del periodo Nara la corte si trasferiva ogni volta che moriva un imperatore, secondo la credenza che la morte contaminasse il luogo) nella città di Nara. L'influenza cinese divenne in questo periodo ancora più forte; i monaci buddhisti viaggiavano in Cina e tornavano con testi più ortodossi, e le forme d'arte aderirono più diligentemente ai dettami della dottrina buddhista, pur fiorendo in iconografie più varie e complesse. L'Imperatore Shōmu fu particolarmente solerte nel promuovere la fede, e ordinò la costruzione di vari templi e monasteri: tra questi, quello di Tōdai-ji che sarebbe nelle sue intenzioni dovuto diventare il tempio principale del Paese. Il Tōdai-ji fu seriamente danneggiato per almeno due volte, e delle decorazioni originali restano principalmente delle riproduzioni.
    A questo periodo risale inoltre la più antica pittura giapponese su rotolo a noi pervenuta, il Kako Genzai E-Ingakyō ("Sutra illustrato del karma passato e presente"), una biografia romanzata del Buddha.

    Periodo Heian (dal 794 al 1185)

    Durante la prima fase del periodo Heian l'arte giapponese, fu profondamente influenzata dagli insegnamenti della scuola Shingon: l'architettura dei templi cominciò a prevedere la presenza di pagode, e le statue di buddha del periodo hanno espressioni austere e composte, corpi massicci, e ampi drappeggi.
    Nella seconda fase, o "periodo Fujiwara" (dal nome del clan che dominò la politica del periodo) prevalse invece la scuola amidista, e la corte imperiale cominciò a sviluppare una forte sensibilità estetica e un profondo interesse per le arti. Nella pittura si assistette alla diffusione degli yamato-e, rappresentazioni della natura dai colori freschi e vivaci; nei delicati paesaggi yamato-e trovò espressione la sensibilità degli artisti giapponesi per la natura, raffigurata liricamente nei suoi mutevoli aspetti. In questo periodo, assunsero sempre maggiore preminenza i valori lineari sul volume. Poco più tardi apparvero i temi, piu sereni, dell'amidismo: primo fra essi, la discesa in Terra del Buddha del paradiso dell'Ovest, ad accogliere le anime di coloro che l'invocano nell'ora estrema. Nonostante la presenza di modi derivati da altre tradizioni, i paesaggi hanno la dolcezza della campagna giapponese; le eleganti forme sono armoniosamente colorate e impreziosite da lievi dorature. La raffinatezza di questa pittura esprime il gusto dell'aristocrazia, che domina tutta l'epoca e che, sebbene abbia fatto propria la cultura cinese, non l'irrigidisce in formule prive di originalità. Nell'ultima parte del periodo storico nacquero gli emakimono, rotoli di narrativa illustrata; tra questi alcuni dei più famosi esempi di letteratura cortese del periodo, come il Genji monogatari, il primo esempio di romanzo giapponese. In tali opere si esprime una vocazione narrativa profondamente legata alla letteratura. Nei dipinti su rotoli si possono distinguere diversi stili e tecniche, ma tutti obbediscono alle medesime convenzioni: la composizione, continua, si svolge dalla parte superiore destra alla parte inferiore sinistra, la prospettiva è panoramica, le scene di interno sono rappresentate dall'alto, come se fossero stati asportati i tetti delle case

    Periodo Kamakura (dal 1185 al 1333)

    Il periodo Kamakura, che prende il nome dallo shogunato, vide il trasferimento del potere dalle classi aristocratiche a quelle militari (samurai), e dalla capitale imperiale Kyōto a Kamakura; i committenti di opere d'arte perciò divennero i guerrieri, i monaci interessati a diffondere il buddhismo al di fuori dell'aristocrazia, e la nobiltà che desiderava celebrare i perduti fasti della vita di corte.
    La scultura si mosse, con la scuola Kei e in particolare Unkei, verso uno stile più realistico; un esempio ne sono le due statue di Niō guardiani delle porte Sud del tempio a Nara, scolpite da Unkei. Unkei realizzò anche delle sculture policrome in legno sempre a Nara in cui ritraeva dui leggendari monaci, fortemente individualizzati e credibili.
    La pittura si mosse su due piani, quello della popolarizzazione e quello della celebrazione. Del primo filone si può citare la storia illustrata dei fondatori della scuola Kegon, nel quale le illustrazioni sono accompagnate da brevi descrizioni e dialoghi accanto ai personaggi, non diversamente dai fumetti moderni; i caratteri usati sono inoltre prevalentemente kana, comprensibili anche alle donne e a molta gente comune. Del secondo filone fanno parte molte riedizioni del Diario di Murasaki , in cui i dipinti esagerano e abbelliscono gli scenari della corte, la sua ricchezza e la sua bellezza, in un evidente richiamo nostalgico. Lo yamato-e è ancora assai fiorente durante questo periodo e appare animato da un'accentuata ricerca di movimento e da un nuovo carattere realistico, che investì anche la rappresentazione della natura. Le illustrazioni di romanzi storici o di avvenimenti recenti, le descrizioni degli inferni buddhistici, delle calamità, delle malattie presentano un'individualizzazione di caratteri che sfiora talvolta la caricatura: nel ritratto lo yamato-e ebbe in questo periodo la sua più rilevante espressione.

    Periodo Muromachi (dal 1334 al 1573)

    Il periodo Muromachi prende il nome dal quartiere di Kyōto, in cui lo shogunato ebbe residenza; il ritorno del potere politico nella capitale imperiale di fatto pose fine ai movimenti popolaristici del periodo precedente e segnò il ritorno a una produzione artistica più aristocratica ed elitaria. Il buddhismo Zen riprese vigore grazie a nuovi contatti con la Cina e divenne la corrente dominante nell'aristocrazia e nelle produzioni artistiche.
    I templi Zen organizzarono diverse missioni in Cina, e la moda cinese influenzò pesantemente l'arte giapponese; nella pittura, in particolar modo, si assistette al passaggio dai colori vivaci degli yamato-e alla pittura a inchiostro dei sumi-e, e al contempo si diffuse un maggior senso della prospettiva e della profondità.

    Periodo Azuchi-Momoyama (dal 1573 al 1603)

    Il periodo Azuchi-Momoyama prende il nome dalle residenze dei condottieri che unificarono il paese attraverso una serie di guerre. Sin dalla fine del periodo precedente (epoca Sengoku), le continue guerre avevano portato alla ribalta i potentati militari, e l'arte si era riavvicinata al gusto dei samurai, ad esempio tornando a prediligere decorazioni colorate; l'arte yamato-e, era quindi divenuta privilegio esclusivo della scuola imperiale dei maestri Tosa e danneggiata dal sistema dell'ereditarietà della professione artistica, si esaurì lentamente, irrigidendosi in modi convenzionali. Nelle composizioni, prima d'allora "a narrazione continua", furono inserite nubi dorate a separare le diverse scene. Il declino fu inoltre accelerato dall'introduzione, a opera della setta zen, della pittura a inchiostro dei Sung cinesi, che incontrò grande favore presso la dominante classe militare. Nei santuari, i monaci si iniziarono a questa nuova tecnica, sotto la protezione degli shogun, di mecenati e collezionisti. Il kakemono, rotolo verticale che viene sospeso nel tokonoma (è una piccola alcova rialzata presente nelle washitsu, la stanza in stile tradizionale Giapponese con tatami per pavimento), fece a quel tempo la sua apparizione. I maestri giapponesi rimasero sostanzialmente estranei alle ricerche spaziali degli artisti cinesi. Solo Sesshu, monaco zen che si recò a studiare in Cina, sembra avere assimilato le basi intellettuali di quest'arte, traducendola originalmente nei temi e nel linguaggio artistico giapponesi, ed è riconosciuto come il più grande maestro del sumi-e (pittura a inchiostro).
    La scuola di maggior successo del periodo fu la Kanō-ha, fondata nel periodo precedente da Kanō Masanobu, pittore in capo degli ultimi shogun Ashikaga; eclettici, i Kano fusero il forte contorno a inchiostro dello stile cinese e il colore yamato-e, nei paesaggi, nei motivi di fiori e uccelli, nei ritratti, e si ispirarono alla pittura ufficiale dei Ming. In alcuni loro paraventi apparvero temi namban (con questo termine veniva designato tutto ciò che si riferisse ai "Barbari del Sud", gli Occidentali). Kanō Eitoku, in particolare, dipinse le pareti del castello di Azuchi, la residenza di Kyōto di Momoyama e il suo castello di Ōsaka. Eitoku amò soprattutto dipingere le pareti scorrevoli delle stanze, e introdusse lo "stile monumentale" (taiga) caratterizzato da pennellare spesse e rapide e dall'enfasi posta sullo scenario; gran parte del suo lavoro andò perso a causa delle frequenti guerre del periodo.
    Un altro importante artista del tempo, che gareggiò con Eitoku per le commissioni dai due condottieri, fu Tōhaku, che fondò una propria scuola e che dopo la morte di Eitoku divenne il pittore ufficiale dei condottieri; la sua pittura era una rielaborazione molto personale della pittura a inchiostro, e prediligeva ampie pareti e soffitti. Fu l'arte più espressiva per il Giappone.

    Periodo Edo (dal 1603 al 1868)

    In una prima fase iniziale, l'architettura produsse opere il linea con lo stile del periodo precedente e dopo il 1700 incominciò un lento declino. Le opere più pregevoli furono il castello di Edo e il palazzo Ninomaru, impreziosito da pregevoli pitture e vari altri lavori artigianali decorativi. Attorno ai castelli sorsero le abitazioni dei cittadini, creando una sorta di città-castello.
    Le strutture più originali costruite durante questa fase artistica furono i templi-mausolei: il complesso si rivelò un misto tra un tempio shintoista, uno buddhista e una tomba stupa, la cui unica vera originalità consistette negli edifici riservati alla cerimonia del tè (che assumerà l’importanza di un rito sacro).
    Lo stile successivo allo shoin fu lo sukiya, ben esemplificato dall'estrema semplicità nelle forme e che riduce i decorativismi che avevano impreziosito le opere precedenti.
    Anche per quanto riguarda la scultura, il periodo Edo segnò un lento declino artistico, dato che in precedenza le opere erano state prevalentemente di impronta buddistica, e dopo la trasformazione del Buddismo in ritualismo, pochi scultori proseguirono ad esprimere lo spiritualismo contenuto nel pensiero della grande filosofia orientale. Solamente la scultura laica mantenne un certo fervore creativo, manifestato nella realizzazione di maschere per il teatro Nō e nella produzione di oggetti da indossare alla cintola, i cosiddetti netsuke, oppure nelle figure utilizzate per la decorazione di interni, chiamate okimono. Anche la nuova classe borghese economicamente forte favorì una mobilità creativa. Al servizio della classe borghese, dalla quale provenivano, posero la loro arte i grandi decoratori. giapponese, Sotatsu, Korin, Kenzan, meravigliosi coloristi. Pittori, ceramisti, laccatori, disegnatori su stoffe a un tempo, la loro arte fiorì splendida in questo periodo.
    Grazie alle mutazioni sociali, le due tradizionali correnti pittoriche, la Yamato-e e la Kara-e si ripartirono in numerose scuole; durante il medio periodo Edo si diffuse la scuola Nanga o Nanso-ga ("pittura di stile meridionale"), contraddistinta sviluppato da una tecnica che innestava nella tradizione della pittura di paesaggio elementi di maggior libertà espressiva e originalità.
    Dopo pochi decenni Okyo fondò la scuola che porta il suo nome e che si accostò maggiormente al realismo e al materialismo borghese.. Il suo ideatore studiò attentamente sia i libri di pittura provenienti dall'Occidente sia le opere realistiche dell'arte cinese; questa e un’altra scuola (la Ukiyo-e) rappresentavano il gusto dei mercanti. Inizialmente realizzata a pennello e in un secondo tempo convertita alla tecnica di stampa, monocromatica e policroma. I temi preferiti furono i paesaggi, figure femminili e scene teatrali. Verso la fine del Settecento si diffuse un gusto impressionistico.
    Le caratteristiche del periodo Edo furono la diffusione delle ceramiche presso la gente comune e la decentralizzazione dei centri produttivi.

    Periodo Meiji-Taisho (dal 1868 al 1912, periodo Meiji. dal 1912 al 1926, periodo Taisho)

    Benché questi periodi sono profondamente diversi dal punto di vista storico si tende ad accomunarli dal punto di vista artistico.
    In seguito alla restaurazione Meiji il Giappone si rinnovò e si aprì maggiormente al contatto con gli stranieri mettendo fine all'isolamento, l'arte risentì quindi dell'influenza dell'occidente e furono importate forme d'arte sconosciute alla tradizione giapponese.
    L'architettura giapponese subì l'influenza occidentale sia perché alcuni architetti europei furono invitati a costruire le loro opere a Tokyo e nelle altre principali città, sia perché alcuni aspiranti architetti giapponesi studiarono all'estero e costruirono in patria edifici con caratteristiche occidentali.
    Ci fu innovazione anche nei materiali utilizzati infatti per far fronte ai continui terremoti si abbandonò il legno e inseguito si passò all'utilizzo del cemento armato ben più resiste ai sismi.
    In particolare nel periodo Taisho si utilizzo largamente il cemento armato per la costruzione di imponenti grattacieli che diedero un nuovo volto al Giappone.
    Anche la pittura risentì dell'influsso occidentale fu importata la tecnica dell'olio su tela, fu difficile armonizzare le tecniche occidentali con quelle tradizionali per cui si formarono due correnti artistiche: una tipicamente giapponese l'altra orientata all'arte occidentale.
    A favore della corrente occidentale fu inagurate la scuola d'arte tecnologica di Tokyo che incoraggiò il fauvismo e correnti dell'arte d'avanguardia come il cubismo e il futurismo.
    Gli artisti che continuavano a seguire la tradizione giapponese praticavano il nihonga, ovvero la pittura giapponese, la pittura di stampo occidentale invece era detta yoga.
    Al contrario anche in occidente ci fu una larga influenza giapponese soprattutto nell’impressionismo e nella serie dei fiori di Van Gogh

    Periodo Showa (dal 1926 al 1989)

    Il più recente nella storia dell’arte giapponese, ha inizio nel 1926: è caratterizzato da grandi cambiamenti e innovazioni, in cui l’arte occidentale giocò un ruolo molto importante.
    Dopo il grande terremoto del 1923 l’architettura di stile occidentale si impose in modo sempre più massiccio, offrendo i modelli più adottati per gli edifici pubblici costruiti tra gli anni Venti e Trenta
    Dopo la seconda guerra mondiale, la quasi integrale distruzione di numerosi centri cittadini pose il problema urbanistico e architettonico in primissimo piano: le nuove tecniche e i nuovi materiali entrarono definitivamente nell’uso corrente, mentre nelle tipologie l’edilizia giapponese si distinse da quella americana solo per una speciale predilezione per le superfici ondulate. Attualmente gli edifici giapponesi sono tra i più famosi del mondo per innovazione estetica e per la tecnologia antisismica. L'architettura moderna giapponese si caratterizza per un sapiente recupero della tradizione culturale nazionale, inserita però nella più avanzata ricerca tecnologica significative sono le opere del celebre architetto Tange Kenzo, autore nel 1960 del piano urbanistico di Tokyo e, per la stessa città, dello stadio coperto e del Palazzetto dello Sport per le Olimpiadi del 1964. A un periodo successivo appartengono Isozaki Arata e Ando Tadao, grazie ai quali il Giappone ricopre un ruolo d’avanguardia sulla scena architettonica internazionale.

    Le arti in particolare

    STAMPE:
    Derivata al Giappone dalla Cina la xilografia restò a lungo limitata alla riproduzione di immagini religiose. All'inizio del XVII sec., apparvero i primi romanzi illustrati. A Moronobu (1625-1695) vengono attribuiti i primi fogli isolati, illustranti scene di teatro e della vita di Yedo, dalle eleganti e leggere linee e dai delicati passaggi chiaroscurali. Sul suo esempio si sviluppò il genere, in seguito denominato ukiyo-e, che attinse i suoi temi dalla vita quotidiana ed ebbe grande successo presso il ceto borghese. Sorsero scuole specializzate in particolari soggetti. Le stampe, dapprima in nero (sumi-e), nel XVIII sec., cominciarono a essere colorate a mano, e i neri furono talvolta cosparsi di polvere d'oro (urushi-e). Intorno al 1740, Okamura Masanobu impiegò due o tre colori (beni-e). Con Harunobu la stampa giapponese, il cui linguaggio, sempre basato sulla linea, si era venuto facendo più libero e vivace, utilizzò una più vasta gamma di toni (fino a undici). Egli predilesse le scene della vita femminile, temi che trattò con estrema eleganza e delicatezza. La fine del XVIII sec. fu l'età d'oro della stampa, che ebbe i suoi grandi rappresentanti in Koryusai, Kiyonaga, Shunsho, Utamaro e Sharaku. Le composizioni divennero più ampie (trittici e polittici).
    Un moderno successore delle stampe e dei romanzi illustrati giapponesi possono essere considerati i Manga che ormai spopolano non solo sul mercato giapponese, ma anche su quello internazionale. Perché un manga differisce da un fumetto? Non solo per l’impaginazione, che segue la lettura giapponese: un manga si legge al contrario rispetto al fumetto occidentale, cioè dall'ultima alla prima pagina (secondo le consuetudini orientali), con la rilegatura alla destra del lettore e le pagine "libere" alla sinistra. Anche le vignette si leggono da destra verso sinistra, dall'alto verso il basso, ma anche per i materiali e i tempi. Abitualmente in Giappone si utilizzano materiali realizzati appositamente per questo tipo di fumetto, come fogli riquadrati in ciano (colore non visibile in scannerizzazione bianco e nero), pennini con varie modulazioni, righelli appositamente preparati per le linee cinetiche, retini ed attrezzi per applicarli. Generalmente la tavola manga non è né a colori né in scala di grigi, ma in bianco e nero, scelta che deriva dall'utilizzo che il volume manga ha: essendo inizialmente un prodotto da pubblicare su riviste contenitore, in Giappone raramente le si conserva e per evitare spese di stampa inutili, si preferisce utilizzare un'economica stampa in bianco e nero; oltre a questo, la rivista contenitore è una sorta di "anteprima", per attirare consensi per un titolo da parte dei lettori, per poi in un futuro, stampare i volumi tankōbon ad esso riservati. Le ombre, anche mantenendo il bianco e nero, vengono date raramente dai neri pieni e più facilmente dai retini grattabili ed i colori delle eventuali pagine a colori di edizioni speciali e delle riviste, vengono tendenzialmente realizzate a china. In Occidente non si bada troppo a quale materiale utilizzare ed i tempi di consegna sono decisamente più larghi, permettendo così al fumettista di potersi permettere di utilizzare scelte tecniche più elevate e strumenti più ampi.
     
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  2. DarkWolf
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    che intendi per personale lavoro?
     
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  3. Reiko_chan
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    Che l'ho fatto io xD ho preso quello che dicevano tre siti e l'ho messo insieme riassumendo ^^
     
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  4. DarkWolf
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    ah ok^^
    cmq semplice e ben fatto anche se servono già delle nozioni per capire ^^
    cmq farai siguramente un figurone(sempre se ho capito bene che lo devi presentare per un lavoro a school)
     
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  5. Reiko_chan
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    Si infatti ^^
    Speriamo in bene xD
     
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  6. DarkWolf
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    quale sarebbe il periodo che preferisci?
     
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5 replies since 16/5/2011, 20:45   111 views
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